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LET YOUR VOICE...

shine!

Shinin' Voices Project

(Coro/Ensemble)

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Il progetto “Shinin’ Voices” riprende la bellissima esperienza del “Little Shinin’ Gospel Choir” (2007-2015) proponendo un'attività Corale aperta a chi desideri far "risplendere" la propria voce attraverso il canto!


Molti dei brani su cui lavoriamo sono scelti nel vasto repertorio Contemporary Gospel e CCM (Contemporary Christian Music) con anche uno sguardo alla tradizione “spiritual” rivisitata in chiave più moderna e adattata alla nostra vocalità. Cantare "Gospel” è prima di tutto esperienza di preghiera e celebrazione della "Buona Novella" - è una forma molto coinvolgente di “preghiera cantata”, grazie alle armonie e ai ritmi che portano tutto il corpo a partecipare nella gestualità e nella danza.

Ma spesso al canto Gospel si accosta volentieri anche chi desidera semplicemente "celebrare" la propria umanità in ricerca. Questo ci ha portato a introdurre nel repertorio una selezione di brani "pop" (o di altri generi musicali) scelti per il loro messaggio "universale" di umanità e riproposti con nuovi arrangiamenti corali - alcuni anche "a cappella" - ovviamente adattati alle nostre capacità e risorse di "non-professionisti".


La direzione artistica è curata da Massimo Oluzzi, ideatore e co-fondatore del progetto.

 

Il nostro impegno non è solo finalizzato allo studio dei "brani" ma anche al perfezionamento della vocalità individuale e di gruppo. Per questo durante l'anno proponiamo anche la partecipazione a workshop "fuori sede" per l'approfondimento degli stili e delle tecniche del canto Gospel contemporaneo. 

 
 
 
 

BREVE STORIA DELLA MUSICA "Gospel"

La parola “Gospel- dall’Inglese Antico gōdspel (gōd=BUONO + spel=NOTIZIA, RACCONTO) - significa letteralmente “notizia degli eventi gioiosi” e si riferisce al racconto della vita e delle parole di Gesù Cristo - che in Italiano conosciamo come “Buona Novella” o “Vangelo” (termine con lo stesso significato ma derivato dal Greco εὐαγγέλιον = “messaggero di buone notizie”).

 

Le origini della musica “gospel” risalgono agli inizi del 1600, con la deportazione delle popolazioni africane nel nuovo continente americano - e quindi alla condizione di schiavitù alla quale furono ridotti dai coloni.


Prevalentemente gli schiavi erano costretti a lavorare nei campi di cotone, nelle piantagioni di canna da zucchero e, successivamente, per la costruzione di ferrovie. Per cercare di alleviare le fatiche nei luoghi di lavoro nacquero le Work Songs, composte da frasi tratte dalla vita quotidiana accompagnate da espressioni ritmiche derivanti dalla cultura tribale, già esistente nel patrimonio musicale dell’Africa Occidentale.

Il carattere delle Work Songs era molto vario: potevano essere canzoni di protesta, di critica sociale, riferite a episodi di vita vissuta, magari a quella dello stesso cantante guida, altre che parlavano di una futura e sospirata libertà. Tutte le canzoni erano, comunque, strettamente connesse al ritmo del lavoro che veniva fatto "cantando", aiutando così il coordinamento dei movimenti con i quali erano perfettamente in sintonia - cosa che portò i coloni a tollerare questi canti, purché aumentassero il rendimento degli schiavi e non fossero melanconici o nostalgici.

Spesso il canto, in apparenza solo una forma di passatempo per i lavoratori affaticati, diventava anche un modo per comunicare ai compagni cose che il sorvegliante sovente non afferrava - perché dette in un linguaggio che solo gli interessati capivano.

 

Dopo poco meno di due secoli iniziò, su larga scala, la conversione degli schiavi al Cristianesimo.

Lo schiavo sapeva bene che la libertà gli sarebbe stata quasi certamente negata su questa terra, ma non cessò mai di proclamare il proprio diritto a conseguirla. Nella Bibbia si racconta che altri infelici dovettero subire gravi torti prima di vedere riconosciuto il proprio diritto alla libertà, quindi gli schiavi che si immedesimavano pienamente in questa filosofia, si dedicarono alla Religione con grande trasporto e fede.

Così i testi delle Work Songs furono gradualmente sostituiti con quelli presi dalla Bibbia: nacquero gli Spirituals.

 

Gli Spirituals ed alcune Work Songs vennero fatti conoscere presso il pubblico bianco anche in occidente, dai “Fisk Jubilee Singers”, un coro di studenti costituito nel 1871 per offrire concerti e raccogliere fondi di cui necessitava la Fisk University, una delle prime Università “negre” da poco fondata a Nashville.

La guerra civile era finita da pochi anni e in diversi ambienti, soprattutto nel Nord America e in Europa, si guardava con molta simpatia i “negri” appena liberati dal giogo della schiavitù.

 

Con la costituzione di Università nere e la libertà appena acquisita, i “neri” cominciarono ad adeguarsi per quanto possibile, alle forme musicali dei “bianchi”, definendo meglio la struttura degli Spirituals, avvicinandosi anche allo studio dei vari strumenti musicali di origine europea, apportando alla musica grossi cambiamenti ed elaborate armonizzazioni che portarono prima al Blues, successivamente al Rag Time - che agli inizi del 1900 diventerà Jazz.

 

Le “Gospel Songs” nacquero così dalla ibridazione degli Inni Religiosi con il Blues ed il Jazz che fu operata, tra i primi, da Thomas A. Dorsey - già cantante blues convertitosi alla musica religiosa - che si dedicò alla vita della Chiesa nei primi anni venti.

 

Il genere “Gospel” come oggi lo conosciamo affonda dunque le sue radici nelle forme spontanee di devozione religiosa delle Chiese libere afro-americane (Chiese dei Santi) che incoraggiavano i fedeli a “dare testimonianza” spontaneamente della loro fede, parlando, cantando e suonando (e spesso danzando) durante la celebrazione. Questa musica era, ed è tutt’ora, parte inscindibile della Liturgia - ed ha per protagonisti, oltre ai cantanti e ai musicisti, gli stessi fedeli che travolge in misura e modi da “noi” difficilmente immaginabili permettendo spesso il raggiungimento dell’estasi religiosa ballando, dimenandosi, urlando, ridendo e piangendo... dando modo di liberare i sentimenti dell’anima (SOUL).

Al di fuori delle Chiese, questo modo di espressione fisica e spirituale è stato mantenuto anche nei testi non religiosi dando origine al genere che chiamiamo “Soul Music".

 

Durante gli anni di segregazione e repressione formale dei neri, il gospel servì anche come una forma nascosta di protesta politica. Testi come: “When I get to heaven I’m gonna jump and shout / Nobody will be able to put me out” (“quando andrò in cielo potrò ballare e cantare a squarciagola / nessuno potrà più buttarmi fuori” – cit. da “Walk Around Heaven” di Cassietta George - 1964, ripreso pochi anni dopo nel "vamp" della notissima "Oh Happy Day" di Edwin Hawkins) avevano un secondo significato "ovvio" per i molti ascoltatori che non avevano possibilità di rivendicare la propria posizione nel mondo in modi più diretti.

 

In tempi più recenti molti artisti hanno continuato l’ibridazione del gospel con influenze pop, proprio come i loro predecessori presero a prestito dal Blues e dal Jazz, fino ad arrivare ad autori come Kirk Franklin che hanno introdotto elementi Hip Hop.

 

Come si può intuire, l’evoluzione della musica nera si è trasformata nei secoli come un gioco di specchi, dove ciascun genere ha influenzato un altro. Oggi infatti il “Contemporary Gospel” è l’imprescindibile conseguenza dell’eredità di tutti i generi musicali a noi noti, compreso il Funk, la Fusion e il Rap, e sarà destinato ad evolvere ancora negli anni a venire.